Test di gravidanza

Se in una donna in età fertile, con un ciclo mestruale regolare, si presenta un ritardo, ci può essere la buona probabilità che sia in atto uno stato di gravidanza. Per eliminare ogni dubbio, ed essere certe, se si tratta di un ritardo temporaneo, o se ci si trova in dolce attesa, è opportuno fare dei semplici accertamenti. Ci si può recare dal medico di base, o dal ginecologo, che prescriverà un esame del sangue e/o delle urine, oppure si può eseguire il test di gravidanza, quello ad uso domiciliare.

Sia che si tratti di una gravidanza programmata o inattesa, effettuare il test di gravidanza, comporta sempre un pò di ansia e d’inquietitudine. Il desiderio di sapere è altissimo, non ci si da pace, fino a quando non si ha il fatidico responso del test: negativo o positivo.

Come usare il test di gravidanza

Il test di gravidanza è un sistema diagnostico che è in grado di rilevare la presenza dell’ormone della gravidanza (beta-Hcg) nell’urina umana, determinando così un’eventuale concepimento. Il test può essere acquistato liberamente in farmacia, è molto pratico, veloce e con un’elevata precisione , provata scientificamente, che è superiore al 99%. Esso si presenta sottoforma di stick o bastoncino, corredato di un tampone assorbente con rispettivo cappuccio di protezione, e di 2 finestrelle, una di controllo ed una di conferma.

Per ottenere un risultato sicuro ed attendibile, è importante che vengano osservate attentamente le istruzioni d’uso, presenti nel foglietto illustrativo, contenuto all’interno della confezione del test di gravidanza. Per effettuare il test, è necessario aprire la bustina sigillata dello stick, togliere il cappuccio di protezione, e esporre la punta dello stick (tampone assorbente) per almeno 5 secondi, sotto il getto diretto dell’urina.

Diversamente, il test può essere eseguito anche, raccogliendo un pò di urina in un contenitore pulito ed asciutto, e immergere sempre per 5 secondi la punta dello stick nell’urina. Dopo aver effettuato il test, il tampone assorbente imbibito di urina, cambia di colore, dopodichè si può coprire la punta dello stick con il cappuccio di protezione, appoggiare il test su una superficie piana, e attendere il responso, che arriverà dopo circa 2/5 minuti. Se il risultato del test è positivo (incinta), compare una riga di colore blu sia nella finestrella di controllo che in quella di conferma. In questo tipo di responso, è opportuno contattare il proprio ginecologo, per fissare una prima visita di controllo. Durante tale occasione, vengono fornite tutte le informazioni possibili, per affrontare nelle condizioni migliori, i futuri 9 mesi di gravidanza.Diventare madre è un ‘esperienza emozionante e senza eguali. Si tratta di un periodo molto delicato, pieno di cambiamenti e trasformazioni, sia a livello fisico ed emotivo. Tale momento, del tutto naturale, deve essere vissuto il più possibile con serenità e tranquillità.

Se invece il risultato del test è negativo (non incinta), compare una riga di colore blu, solo nella finestrella di controllo. In questo caso, è possibile che non sia in atto nessuna gravidanza, e dunque se il ciclo mestruale continua a tardare, è necessario rivolgersi al medico, per indagare quali sono le cause che hanno portato ad una interruzione delle mestruazioni. Oppure se il test indica un risultato negativo, può essere che il test è stato effettuato troppo presto, e magari l’ormone Beta-Hcg non è ancora così rilevante. Per avere una certezza più definitiva, si consiglia di ripetere il test dopo 3/4 giorni.

Quando si sta effettuando il test di gravidanza, è importante sapere che, se il tampone assorbente non ha cambiato completamente colorazione, vuol dire che è stata utilizzata una quantità insufficiente di urina. In tal caso, si consiglia di ripetere nuovamente il test con un nuovo stick.

Quando fare il test di gravidanza

Il test può essere eseguito già dal giorno previsto di inizio del ciclo mestruale, ma decisamente per avere un risultato più attendibile, sarebbe meglio attendere 5/6 giorni dalla presunta data in cui il ciclo sarebbe dovuto comparire.

Il momento migliore per effettuare il test di gravidanza è senza dubbio al mattino, in quanto la concentrazione di Beta-Hcg nell’urina è maggiore. E’ importante però ricordare anche, che la maggior parte dei test di gravidanza, permettono l’esecuzione in qualunque ora della giornata.

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Aborto

L’aborto spontaneo è una interruzione spontanea della gravidanza che avviene entro le prime venti settimane di gestazione. La possibilità che questo evento possa accadere è massima durante i primi tre mesi di gravidanza. Dopo questo periodo il feto ha terminato gran parte dei suoi processi di organogenesi e può affrontare con maggior resistenza il restante tempo necessario al suo completo sviluppo. L’aborto è un argomento delicato di cui si tende a parlare poco ed esiste molta confusione riguardo le modalità e le percentuali legate a questo evento. In questo articolo forniremo alcune informazioni utili per capire meglio il fenomeno e cercare di tranquillizzare le future mamme.

Le ragioni per le quali avviene un aborto spontaneo sono molte e spesso la causa non può essere identificata con certezza. Durante il primo trimestre di gravidanza la causa più frequente è una alterazione cromosomica del feto. Questo tipo di problema può essere legato ad anomalie dell’oocita materno o dello spermatozoo paterno o può rappresentare un errore avvenuto nei processi di replicazione dello zigote. Altre cause possibili sono problemi di salute materni (disfunzioni ormonali, infezioni, malattie sistemiche o traumi in gravidanza), difficoltà nella fase di impianto embrionale, avanzata età della madre, cattive abitudini di vita (fumo di sigaretta, uso di droghe o alcolici, malnutrizione, abuso di farmaci o di bevande contenenti caffeina, esposizione a radiazioni o sostanze tossiche).

La probabilità di avere un aborto spontaneo sono tra il 10 ed il 25 % in età compresa tra i venti ed i trentacinque anni. Sopra i trentacinque anni d’età la percentuale tende a salire al 35%, sopra i quarantacinque raggiunge il 50% . In caso di fecondazione assistita le percentuali sono più elevate. La percentuale per una donna che abbia già subito un aborto in passato si attestano intorno al 25%, non discostandosi quindi in maniera significativa dalla media.

I possibili segnali di rischio di aborto spontaneo sono un dolore lombare moderato o forte (simile ai dolori mestruali, spesso più intenso), perdite di muco rosato, contrazioni uterine, sanguinamento uterino con o senza crampi o la perdita di peso. In caso di comparsa di uno di questi segnali è molto importante effettuare al più presto una visita medica.

Esistono diversi tipi di aborto. Conoscerli può aiutare a comprendere meglio la finalità dei controlli medici ed il tipo di trattamento che verrà effettuato.

  • Minaccia d’aborto: ci sono sintomi descritti sopra, ma l’ecografia conferma che la gravidanza è ancora in corso (integrità dell’embrione e della camera embrionale, presenza di battito cardiaco). Saranno necessari controlli periodici e sarà raccomandato il riposo.
  • Aborto incompleto: in questo caso avviene la morte del feto, la gravidanza si interrompe ed avviene l’espulsione parziale del prodotto del concepimento, mentre una parte (di solito residui placentari) rimane in utero. Ci saranno sanguinamento uterino e contrazioni ricorrenti, tentativi dell’organo di espellere il materiale. In questo caso la terapia sarà mirata alla pulizia dell’utero, attraverso somministrazione di farmaci oxitocici o attraverso l’esecuzione di un piccolo intervento di pulizia chirurgica.
  • Aborto completo: L’espulsione del prodotto del concepimento avviene completamente. Verranno comunque effettuati controlli ecografici e terapie di copertura antibiotica.
  • Aborto ritenuto: la morte fetale non è accompagnata da nessun segnale evidente. Spesso la diagnosi avviene ai normali controlli ecografici. La terapia sarà mirata allo svuotamento dell’utero.
  • Gravidanza anaembriotica (o uovo chiaro): in questo caso l’ovulo fecondato si annida, ma non si sviluppa l’embrione. Compaiono i segni della gravidanza e si sviluppa una camera gestazionale che rimane vuota. Anche in questo caso la diagnosi è prettamente ecografica.

Poiché la maggior parte delle cause di aborto sono rappresentate da anomalie genetiche non è disponibile al momento una prevenzione assolutamente efficace. Tuttavia esistono dei comportamenti che possono ridurre significativamente il rischio.
Mantenere un livello di attività fisica moderata, evitare gli stress ed alimentarsi in modo regolare e sano. Evitare il fumo di sigarette, l’eccesso di peso, gli alcolici e l’abuso di caffeina. Evitare di utilizzare farmaci che possano alterare lo sviluppo del bambino o eventuali sostanze tossiche, i traumi all’addome e gli sforzi fisici intensi. Assumere precocemente e regolarmente la giusta dose di acido folico.

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Diabete gestazionale

Diabete gestazionale. Cos’è e come si manifesta?

Il diabete gestazionale, noto anche come diabete in gravidanza, colpisce soltanto le donne incinte. In un soggetto sano, gli organi interni addetti alla digestione assimilano i carboidrati e li trasformano in glucosio, uno zucchero che viene assorbito dal sangue e che è in grado di fornire energia al corpo umano.

Per prelevare il glucosio dal sangue e renderlo utilizzabile all’organismo si rende necessaria l’insulina, prodotta dal pancreas. Se un soggetto è affetto da diabete la quantità di insulina prodotta non è sufficiente o le cellule non sono in grado di impiegarla in modo adeguato, e cosi’ il glucosio si accumula nel sangue provocando il diabete. Il diabete gestazionale si manifesta su una percentuale molto ristretta di donne incinte e tra i sintomi principali, quasi sempre, comporta: aumento ingiustificato della sete e della quantità di urina, disturbi alla vista e calo di peso nonostante la sensazione di fame sia aumentata.

Durante la gravidanza, solitamente nella fase intermedia, il medico prescrive alla paziente gli esami del sangue, soprattutto se si tratta di una donna ad alto rischio.
Sono infatti ritenute ad alto rischio le donne con un severo grado di obesità, che hanno avuto una precedente gravidanza con diabete o che presentano, nella storia familiare, parenti con diabete di tipo 2.

Valori per il diabete gestazionale e sue influenze sulla salute del neonato.

Una prima valutazione del livello di glicemia nel sangue viene effettuata già alla prima visita di gravidanza, che è utile ad individuare i soggetti a rischio che presentano già un diabete manifesto. Il diabete è diagnosticabile quando una delle seguenti condizioni è soddisfatta: valore a digiuno eccedente i 125 mg/dl; valore della glicemia superiore, in un qualunque momento della giornata, a 200 mg/dl.

Se il livello di glicemia nel sangue è al massimo pari a 126 mg/dl, con un minimo di 92 mg/dl, allora si è in condizioni di diabete gestazionale. In alcuni casi, anche se non molto frequenti, questa patologia può compromettere la salute della donna e quella del bambino che reca in grembo.

Il corpo del bambino potrebbe essere più grande rispetto alla media, la glicemia del bambino potrebbe essere troppo bassa ed il piccolo potrebbe anche avere difficoltà respiratorie, motivo per cui si rende necessario l’utilizzo dell’ossigeno o di altri rimedi. Una nota incoraggiante è che una grandissima percentuale di donne che sono incinte hanno dato alla luce figli sani, grazie ad un controllo costante dei livelli di glicemia nel sangue, al mantenimento del peso ideale e ad una dieta creata ad-hoc.

Consigli e rimedi per il diabete gestazionale.

Molte donne affette da diabete gestazionale possono vivere una gravidanza tranquilla ed avere figli sani e belli, seguendo alcuni semplici consigli. E’ infatti necessario tenere sotto controllo, più volte nel corso della giornata, il livello della glicemia nel sangue per farlo adeguare ai valori normali.
E’ consigliato seguire una dieta sana, prescritta per ogni singola paziente dal medico, che sia preferibilmente povera ma non priva di carboidrati, associata ad un’attività fisica costante ma moderata che aiuta a controllare e mantenere regolati i livelli glicemici nel sangue. In questi casi, il ginecologo sarà in grado di consigliare l’attività più indicata e l’entità dell’esercizio fisico che si potrà sostenere.

Bisogna periodicamente monitorare il peso complessivo e l’incremento di peso settimanale, sulla base del peso corporeo pre-gravidanza, ed inoltre annotare in un diario quotidiano i livelli di glicemia rilevati, l’attività fisica sostenuta ed i cibi assunti, per verificare la fondatezza della terapia adottata.

Bisogna inoltre tenere presente, che per la maggior parte delle donne al termine della gestazione i livelli di glucosio nel sangue ritornano nella norma, come possono testimoniare i successivi esami del sangue.

Ricordare che:

  • Il diabete gestazionale può colpire le donne incinte ed è diagnosticabile quando il livello di glicemia nel sangue supera, a digiuno, i 92 mg/dl.
  • Il diabete gestazionale, che si manifesta con gli stessi sintomi del diabete, può compromettere la gravidanza e la salute del bambino.
  • I rischi dovuti al diabete gestazionale per la gravidanza ed il neonato sono scongiurabili con sane abitudini di vita.
  • Per combattere il diabete gestazionale, è necessario un moderato e regolare esercizio fisico, una dieta mirata, il mantenimento del peso ideale ed un controllo costante del livello glicemico.
  • In buona parte dei casi, i livelli di glucosio nel sangue al termine della gravidanza ritornano ai valori normali.
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Parto prematuro

Il parto prematuro viene anche chiamato parto pretermine, in quanto il travaglio ha luogo prima della durata canonica, la quale spazia tra le 37 e le 42 settimane. Nel parto prematuro la nascita avviene tra la settimana numero 20 e la settimana numero 37. E’ importante conoscere in modo profondo questo fenomeno, in quanto esso interessa un grande numero di donne in tutto il mondo. Il parto ‘a termine’, dove il travaglio segue i giusti tempi, dona al bambino una maggiore possibilità di nascere sano, mentre il parto prematuro può comportare dei rischi di salute più o meno gravi per il nascituro. Vediamo assieme quali possono essere le cause e come è possibile prevenire il fenomeno attraverso la pratica di abitudini corrette, in quanto una maggiore conoscenza può aiutare le mamme ad affrontare il problema in modo sereno ed equilibrato.

Il parto prematuro: quali sono le cause?

Le cause certe del parti prematuro non sono ancora state individuate e la ricerca sta facendo passi da gigante su questo argomento. Alcune cause chiedono di essere ricercate sia nella sfera della salute della mamma che nell’assunzione di determinati stili di vita poco corretti. La ricerca ha individuato delle fasce che sono più a rischio di altre, anche se questa divisione non porta necessariamente alla conclusione che il bambino in arrivo potrà nascere prematuramente. Le fasce di donne considerate più a rischio sono innanzitutto le gestanti che hanno già riportato casi di nascite pretermine, le donne che presentano problemi di salute legati al collo dell’utero e all’utero e infine i parti gemellari. Ad esse si associano delle cause di origine medica, legate principalmente alla salute della mamma. In particolare si tratta di alcune patologie, quali:

  • le infezioni vaginali e dell’apparato urinario
  • i disturbi legati al sistema ematico, come la trombofilia e i problemi nella coagulazione, oltre che il sanguinamento vaginale
  • il diabete
  • i problemi legati alla pressione, quali l’ipertensione

Ad esse si associa lo stato di obesità e un eccessivo sovrappeso della mamma. Altre cause mediche sono state riscontrate in casi dove il feto si presenta malformato e dove la fecondazione è avvenuta in vitro. Conclude la lista l’avvento di due gravidanze troppo vicine tra di loro. Se vi rispecchiate in alcune di queste cause mediche, il consiglio è di renderlo immediatamente noto al ginecologo di fiducia, il quale saprà prendere dei provvedimenti preventivi sicuramente efficaci. Alle cause legate alla situazione medica della mamma, si associano dei fattori che interessano lo stile di vita e l’importante condizione psicologica. Si tratta innanzitutto di cause legate all’assunzione di alcool, droghe e alla pratica del fumo, le quali devono essere assolutamente abbandonate durante la gravidanza. Le cause ambientali e psicologiche, interessano invece la sfera emozionale, dove la presenza di un ambiente non positivo può condurre a stress psicologico dai pericolosi risvolti. Allo stress lavorativo e alla pratica di lavorare in piedi per orari troppo prolungati, si affiancano purtroppo le situazioni di maltrattamenti fisici e psicologici e la presenza di un ambiente che non possa garantire una serena condizione di vita durante la gravidanza. Ecco che il consiglio, in questo caso, risiede nel cercare di creare un ambiente positivo e sereno, dove prendersi cura di se stesse e del bambino diventa una priorità assoluta nella splendida avventura della gravidanza.

Il parto prematuro, quali sono i sintomi?

I sintomi del parto prematuro sono innanzitutto delle perdite vaginali di carattere insolito, le quali si accompagnano con la sensazione che il bambino eserciti una pressione verso il basso. Anche la presenza di crampi addominali e di dolore alla schiena rappresentano dei sintomi, i quali devono immediatamente essere resi noti al medico se avvengono tra la 20sima e la 37sima settimana.

Cosa si deve fare se si avvertono questi sintomi?

E’ importante consultare immediatamente il medico e raccontare quali sono i sintomi. Intanto è utile sospendere ogni lavoro in corso e rimanere sdraiate sul fianco, bevendo alcuni bicchieri di acqua che possono tranquillizzare l’apparato digestivo e idratare immediatamente il corpo. Se i sintomi non scompaiono, ma al contrario si acutizzano, è preferibile recarsi all’ospedale e sottoporsi ad una visita, dove si potrà comprendere se il collo dell’utero si sta dilatando ed è quindi arrivato il momento del parto.

Esistono delle cure preventive per il parto prematuro?

Durante la gravidanza è utile seguire uno stile di vita equilibrato e sereno, ma se il parto prematuro si sta preannunciando è opportuno recarsi all’ospedale, dove lo staff medico può procedere alla somministrazione di determinati farmaci, in grado di aiutare lo sviluppo del cervello e dei polmoni del bimbo prima della nascita. In questo modo i pericoli più gravi possono essere scongiurati. Alcuni medici consigliano, infine, una terapia a base di progesterone, il quale viene somministrato alle donne che hanno già avuto esperienza di un parto prematuro. In ogni caso è fondamentale instaurare un ottimo rapporto con il proprio medico ed entrare in simbiosi con lui ( o lei) per raggiungere un rapporto di fiducia completo, indispensabile per portare avanti la gravidanza in modo armonioso e per sentirsi protette, curate e affidate a ‘ottime mani’!

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Sesso in gravidanza

I mesi della gravidanza comportano spesso per la coppia dei significativi cambiamenti nella loro vita sessuale. La questione che si pone più frequentemente riguarda i possibili effetti dei rapporti sessuali sul feto: può essere danneggiato dalla penetrazione? La gravidanza può essere compromessa? I rapporti possono indurre contrazioni?

Va detto innanzitutto che la gravidanza è uno stato fisiologica, pertanto non bisogna viverla come un ostacolo alle attività consuete, comprese quella sessuale. E’ importante, invece, vivere la sessualità con consapevolezza e capire perché determinati comportamenti possono avere delle conseguenze, nel bene o nel male, nel periodo della gestazione.

Uno dei quesiti posti con più frequenza riguarda la possibilità di danneggiare il feto con la penetrazione: questo non è possibile perché il feto si sviluppa nel sacco amniotico ed è isolato dall’ambiente esterno. Non si può mai arrivare a toccarlo, né tantomeno i movimenti durante il rapporto possono traumatizzarlo, perché il liquido amniotico rende fluido ogni suo movimento. Oltretutto è lo stesso utero che separa il sacco amniotico dall’esterno.

Nei primi tre mesi di gravidanza l’unico reale ostacolo ad avere rapporti sessuali possono essere alcuni disturbi quali nausea e vomito, che abbassano il livello della libido. Nonostante ciò, non vi sono ragioni mediche per sconsigliare il rapporto. Al contrario, poiché la zona pelvica risulta più irrorata e lubrificata, i rapporti risultano facilitati. Il primo trimestre è anche quello in cui più frequentemente può verificarsi la minaccia d’aborto. In questa particolare condizione non è opportuno avere rapporti completi ed è meglio aspettare che le perdite di sangue scompaiano.

A partire dal secondo trimestre, le trasformazioni ormonali che avvengono all’interno dell’organismo della donna favoriscono una decisa ripresa della libido: oltre all’aspetto psicologico (ci si sente più belle e in forma), è l’aumento del testosterone che spinge la gestante ad avere un desiderio maggiore. In questa fase la coppia può vivere al meglio la sessualità, perché il pancione non ha assunto ancora dimensioni tali da rendere problematici i rapporti. Molte donne si chiedono se l’orgasmo possa essere dannoso: è vero che questo momento provoca un irrigidimento dell’utero, ma è vero altresì che dura pochi istanti, quindi non rischia di essere pericoloso. Durante gli attimi di piacere più intenso, il feto riceve meno sangue dalla placenta, ma vista la breve durata dell’orgasmo questo non può che essere un buon allenamento per il suo apparato circolatorio. Inoltre, le endorfine rilasciate nel corpo della futura mamma sono in grado di trasmettere anche al feto una sensazione di benessere.

Le contrazioni muscolari che si verificano durante e dopo l’orgasmo non accelerano le normali contrazioni delle fase ultima della gravidanza. Sono due movimenti muscolari differenti, quindi non c’è pericolo di andare incontro ad un travaglio prematuro. Va considerato, invece, che l’atto sessuale in genere l’orgasmo in particolare costituiscono un allenamento dei muscoli pelvici, che si rivelerà utile durante il parto.

Cosa accade quando si fa l’amore nell’ultimo trimestre? In questa fase è opportuno fare alcune considerazioni più tecniche: lo sperma contiene le prostaglandine, ormoni che influiscono sull’elasticità dell’utero. Quindi, dalla 30ma settimana di gestazione e a maggior ragione nei giorni che precedono il parto, la sessualità può addirittura aiutare il parto perché favorisce la dilatazione delle pareti uterine e rappresenta una forma di induzione naturale in tutti quei casi in cui la gravidanza si protrae oltre il termine previsto. Tenete presente che in alcuni casi in cui il travaglio non avviene spontaneamente, sono gli stessi medici a somministrare alla gestante degli ormoni quali l’ossitocina, che vengono prodotti naturalmente durante il rapporto sessuale.

Fatte queste considerazioni, è doveroso specificare che vi sono casi in cui l’attività sessuale può effettivamente risultare dannosa: in caso di minaccia d’aborto, perdite di sangue, placenta previa (più soggetta al distacco), dilatazione del collo dell’utero prematura, rottura delle membrane è meglio sospendere i rapporti intimi. In ogni caso è opportuno che il rapporto sessuale sia delicato e che non si eserciti troppa pressione sul pancione, ma questo non rappresenta certo una limitazione nel vivere la sessualità: va inteso piuttosto come un modo diverso di intenderla, adattandosi al nuovo stato fisiologico della donna.

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Fumare durante la gravidanza!

Panoramica sui danni del fumo in gravidanza

Fumare è risaputo che faccia male alla salute non soltanto del fumatore ma anche a quella chi gli sta intorno, a causa del fumo passivo. Il concetto del fumo passivo si aggrava ancora di più quando a fumare è una donna in stato di gravidanza. Si stima che nelle sigarette ci siano oltre 4000 sostanze nocive, prime fra tutte la nicotina che può essere considerata a pieno titolo una droga che porta alla dipendenza.

Per tale motivo chi decide di avere un bambino sarebbe il caso che si disintossicasse almeno 6 mesi prima dell’inizio di una eventuale gravidanza. Tali sostante nocive infatti rimangono in circolo nell’organismo e possono comunque nuocere al feto. Al fumo di sigaretta sono riconducibili malformazioni, nascite premature, sviluppo compromesso del feto, morte del feto e morte nella culla, disturbi del comportamento e dell’attenzione, esposizione e predisposizione a malattie tumorali, asma e allergie e malformazioni. Sono tutti danni seri che potrebbero essere evitati con la ferma volontà di non danneggiare i propri figli facendo appello anche all’istinto di protezione materno.

Danni alla salute del bambino.

Molte ricerche sono state condotte per verificare non solo i danni alla salute circoscritti al periodo della gravidanza, ma anche quelli che riguardano la salute dopo la nascita, fino a spingersi alle conseguenze che durano per tutta la vita.
Le sostanze contenute nella sigaretta oltrepassano facilmente la barriera della placenta portando monossido di carbonio e provocando vasocostrizione che quindi impedisce una buona ossigenazione del feto stesso.

E’ come creare una camera a gas dove il bambino soffre la mancanza di ossigeno pulito. Questo provoca uno sviluppo del feto non ottimale in quanto è stato provato che, non solo si arriva alla nascita prematura che già incide sul peso, ma c’è un sostanziale calo del peso fisiologico da 200 a 500 gr. Un peso che penalizza fortemente il nascituro, non ultimo quello di non avere gli organi completamente sviluppati, in particolare quelli dell’apparato respiratorio.
Uno studio condotto dalla Royal United Children’s Hospital di Bath in Inghilterra su un campione di 8500 donne in dolce attesa ha dimostrato che le malattie respiratorie dei feti con madri fumatrici hanno maggiore incidenza.

Casi di respiro affannoso si registrano già entro il primo anno di vita e l’asma può diventare cronica, in considerazione anche delle condizioni ambientali che potrebbero ulteriormente aggravarla. Il fumo indebolisce il sistema immunitario del nascituro predisponendolo per tutta la vita ad allergie che si ripercuotono anche sulle seguenti generazioni, come ha dimostrato uno studio del Prof. John Warner dell’Univerisità di Southampton su un campione di 908 bambini e rispettive famiglie. E’ emerso che chi aveva nonni fumatori era più esposto alle allergie, anche se non c’erano stati contatti.

Il danno quindi che arreca il fumo è di tipo ereditario su più generazioni.
Allo stesso modo si riscontrano influenze sul comportamento del bambino, come ha provato uno studio dell’ Università di Leicester condotto dal Dott.Gordon Harold, secondo cui il fumo provoca alterazioni comportamentali in senso antisociale, deficit attentivo, ribellione contro le regole del vivere civile.

Il cancro e malattie gravi provocate al feto.

La più grave delle malattie che le sigarette possono provocare non solo alla madre è il cancro. La nicotina compromette tutte le cellule dell’organismo e ancora di più quelle di un feto che è in pieno sviluppo. Nei casi più gravi può svilupparsi durante la gravidanza, in altri casi è una predisposizione che si acquisisce per la vita, in particolare a carico dei polmoni, della vescica, del naso e dei reni.

Non meno gravi sono le malformazioni provocate dal fumo secondo uno studio pubblicato su Human Reproduction Update condotto dall’equipe di ricerca del prof. Allan Hackshaw. Si tratta di patologie come il labbro leporino, il piede equino, deformazioni agli arti, malformazioni cardiache e gastrointestinali, ecc.

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